Il tetto s’è bruciato –
ora
posso vedere la luna.
Mizuta Masahide
Ci sono tante forme di poesia. Di modi di afferrare le cose che non si possono afferrare. Una di queste è nata in Giappone, nel diciassettesimo secolo, sotto il nome di Haiku.
L’HAIKU GIAPPONESE
L’haiku è un componimento poetico breve e essenziale. Tre versi e diciassette sillabe che colmano vuoti di linguaggio per raccontare la magia del quotidiano. L’uomo al centro, immerso nel tempo, nella natura, nei mondi che costruisce.
Quasi un tripudio di modernità, di urgenza di dire, di fretta. E invece è tutto il contrario: un esercizio di pazienza, che aiuta a capire più di quanto è possibile dire.
I dieci Haiku più belli della letteratura giapponese
Verrà quest’anno la neve
che insieme a te
contemplai?
Matsuo Basho
Mondo di sofferenza:
eppure i ciliegi
sono in fiore.
Kobayashi Issa
Prendiamo
il sentiero paludoso
per arrivare alle nuvole.
Matsuo Basho
Autunno:
persino gli uccelli
e le nuvole sembrano vecchi.
Matsuo Basho
Ho fatto del mio braccio un cuscino,
e amo il mio corpo,
nel vago chiarore lunare.
Yosa Buson
Nel nostro mondo, anche
le farfalle sono stanche
sono stanche di vivere.
Kobayashi Issa
C’ero soltanto.
C’ero. Intorno
cadeva la neve.
Issa
L’allodola
canta per tutto il giorno,
ed il giorno non è lungo abbastanza.
Matsuo Basho
Non scordare:
noi camminiamo sopra l’inferno,
guardando i fiori.
Issa
La lunga notte,
il rumore dell’acqua,
dicono quel che penso.
Gochiku